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Il potenziale eversivo dell’empatia: cronaca di un incontro ateniese

 

Quando ho visto Hamza per la prima volta era metà dicembre e non mangiava da due giorni. Aveva il viso pallido e gli occhi socchiusi, quasi sembrava che si potesse addormentare in piedi da un momento all’altro. Quella mattina ci eravamo dati appuntamento in un ostello vicino a piazza Omonia, al centro di Atene, dove un’amica spagnola l’aveva conosciuto qualche giorno prima. In quel momento, un volontario inglese gli stava pagando un posto letto al costo di 9 euro a notte. Continue reading…